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martedì 30 luglio 2013

Il Papa in Brasile

 

 

In Brasile, durante le scorse settimane, tre milioni di giovani hanno manifestato a passo di danza per denunziare la corruzione della classe dirigente; l’altro ieri tre milioni di giovani hanno manifestato, sempre a passo di danza, per festeggiare la presenza del Papa.

Non sappiamo quante persone erano presenti in entrambi le manifestazioni ma chi conosce bene il Brasile pensa che l’overlapping sia stato notevole. In entrambi i casi era in atto un match tra un movimento fluido, acefalo, tutt’altro che superficiale anche se brasilianamente gioioso, comunque sfuggente a ogni tentativo di manipolazione, e le istituzioni che quel movimento comunque intendono gestire, convogliare, in fin dei conti, manipolare.

Che un Papa, cioè il vertice gerarchico della più gerarchizzata tra tutte le istituzioni mondiali, dica a tre milioni di giovani brasiliani di “fare casino”, non è un fatto taumaturgico, come il coro adulante dei media si è affrettato a decodificare, ma è il where to buy azithromycin.ie, dapoxetine and sildenafil. più paradossale e illusorio tentativo di scavalcare in anarchia un popolo che da 500 anni fa casino per vocazione e per professione. Ratzinger, in un’analoga occasione, aveva raccomandato di “non scambiare queste giornate di preghiera per un festival rock”. Papa Bergoglio ha fatto di tutto per trasformare il suo viaggio brasiliano in un festival samba. Probabilmente vi è un suo bisogno di battere il Guinnes di Papa Giovanni Paolo II, con i suoi 5 milioni di presenze al raduno di Manila nel 1995, o i 3 milioni di rocchettari al concerto di Rod Stewart sulla stessa spiaggia di Copacabana. Certo chi ha organizzato la kermesse papale a Rio non poteva non sapere che la messa in spiaggia sarebbe finita in una strana liturgia in cui monache e vescovi avrebbero celebrato l’eucarestia ballando insieme a migliaia di scatenate carioche in bichini.

Qualunque cosa avvenga in Brasile, sia pure l’arrivo di un papa fresco di zecca, è sempre il Brasile che vince. Così è stato con i portoghesi, così è stato con gli americani. Gli antropologi lo chiamano sincretismo. In effetti è vittoria di una cultura plurisecolare, fatta di accoglienza, allegria ed erotismo. In quanto gesuita, papa Bergoglio avrà pensato di riprendersi il Brasile; in quanto argentino, abituato al tango, cioè al più tombale dei balli, avrà pensato di addomesticare la carica erotica del samba.

Ma la realtà è questa: in un paio di settimane il movimento dei giovani brasiliani ha vinto due a zero contro le istituzioni: a Dilma ha tolto venti punti di popolarità imponendole di fare marcia indietro sul costo dei trasporti; a Papa doxycycline without rx Bergoglio ha imposto la brasilianità, che non ha mai nulla di mistico, di liturgico, di religioso, ma è sempre paganesimo allo stato puro, sempre vittoria del corpo sull’anima, del politeismo sul monoteismo. Come canta Caetano Veloso, “Sotto l’equatore non c’è peccato”, dunque non c’è neppure confessione e confessore.

Tratto dall’Agenzia InPiù

 

 

 

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