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martedì 19 gennaio 2016

Imam e Costituzione

 

 

 

 

In questi giorni stiamo assistendo a vari tentativi estemporanei di a�?integrarea�? i musulmani residenti in Italia. Un preside decide di abolire il presepio; un altro rosuvastatin, buy brand levitra online. rifiuta la visita pastorale del vescovo; il sindaco di Firenze Dario Nardella, con il plauso di Renzi, invita centoA�imam da tutta Italia per un giuramento collettivo sulla Costituzione, cantando la��inno di Mameli. Si tratta di tentativi ingenui fino alla goffaggine, che sembrano pensati in combutta con Salvini, tanto si prestano alla sua grassa ironia.

I musulmani, come del resto i cristiani, non sono compatti nel loro sentimento religioso. Qui da noi, sfidando coerenza e statistica, la��86% degli italiani si dice cattolico, il 52% si dice a�?non praticantea�?, il 16% dice di credere comunque a qualcosa o a qualcuno nella��aldilA�, la��11% si dice agnostico e la��8% si dice ateo. Allo stesso modo, nel mondo, vi sono musulmani atei, miscredenti, credenti, bigotti, fanatici. Questo does doxycycline work for acne vale, del resto, per tutte le religioni monoteiste, in cui la convinzione che esista un solo Dio si accoppia con la��idea che il mio Dio sia vero e tutti gli altri siano falsi.

I musulmani fanatici sono fondamentalisti e integralisti. Il concetto politico-sociale di a�?fondamentalismoa�? si sviluppA? nella chiesa battista americana tra il 1878 e il 1918 per combattere le interpretazioni moderniste e razionaliste riaffermando i punti irrinunciabili della fede definitiA�appunto a�?fundamentalsa�?. Ieri i fondamentalisti difendevano la tradizione ed esigevano la��interpretazione letterale della Bibbia; oggi combattono la��evoluzionismo e il relativismo. Applicato alla��Islam, il termine fondamentalismo indica un atteggiamento radicale, dogmatico, militante, contrario a qualsiasi dialogo quando si tratta di quei princA�pi religiosi non negoziabili, attribuiti alla tradizione islamica che risale ai tempi del profeta Muhammad e alle due successive generazioni.

A questo fondamentalismo islamico si accompagna la��integralismo, per cui gli aspetti civili della societA� sono integralmente commisti agli aspetti religiosi e vanno regolati non in base a una costituzione laica ma in base alla dA�nwa dunya, cioA? alla a�?religione del mondoa�? ricavabile dal Corano e dalla Summa interpretati, perA?, in chiave integralista e fondamentalista. Secondo questa visione del mondo, non solo la sfera spirituale, ma tutta la vita politica, economica e sociale deve essere improntata ai precetti della religione tradizionale, riducendo la��ordinamento sociale a una teocrazia che impedisce ogni pluralismo ideologico. Qualcosa di analogo A? avvenuto tra i cristiani alla��epoca del cesarepapismo, tra la��ottavo e il decimo secolo, quando il potere temporale e quello spirituale convivevano nella stessa persona.

Per un credente fondamentalista e integralista, sia esso islamico o cristiano, A? vietato obbedire alle leggi di uno Stato se esse sono in contrasto con la propria dottrina religiosa. Entrambi questi credenti preferiscono il martirio alla��abiura ed entrambi sono certi che vedranno premiato il loro martirio con la��eterna felicitA�. Invece, per un credente non fondamentalista e non integralista, musulmano o cattolico che sia, vale la regola a�?libera Chiesa in libero Statoa�? secondo il motto coniato da Tocqueville e poi preso in prestito da Cavour per impostare i rapporti tra la��Italia unita e la Chiesa di Roma.

Se Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente nazionale della��Ucoii, la��unione delle comunitA� islamiche, non A? fondamentalista nA� integralista, avrA� accolto A�con diplomatica cortesia la��invito di Nardella, perchA� giurare fedeltA� alla Costituzione cantando la��inno di Mameli non gli fa nA� caldo nA� freddo, tanto piA? che egli A? cittadino italiano.

Ma facciamo la��ipotesi del tutto peregrina che Izzedin Elzir sia fondamentalista e integralista. In tale caso egli avrebbe due alternative: o fare outing negandosi alla sceneggiata fiorentina ed esponendosi alla��ostracismo della��Italia; oppure, ritenendosi in pericolo per sA� o per la propria fede perchA� discriminato in un paese ostile, potrebbe ricorrere alla��espediente adottato dagli sciiti quando si trovano circondati da una maggioranza sunnita: fare taqiya, cioA? dissimulare.

Dunque, sia a Nardella che alla��Isis A? impossibile sapere con certezza quanti dei cento imam che andranno a Firenze per giurare e cantare lo faranno con sincero intento antiterrorista e quanti lo faranno per taqiya. Per saperlo occorrerebbe chiedere a ciascuno di essi un atto meno teatrale e piA? coraggioso, dal significato inequivocabile sia per i musulmani che per tutti gli altri. Occorrerebbe cioA? che ognuno dei cento imam residenti in Italia, senza bisogno di muoversi dalla propria moschea, pronunziasse una fatwa contro la��Isis come hanno giA� fatto sia il Consiglio Islamico e la��Unione dei Sapienti in Siria, sia gli imam della Gran Bretagna che, senza cantare inni e senza giurare sulla Magna Carta, hanno bollato come a�?ereticia�? i giovani inglesi che vanno a combattere con lo Stato islamico a�?oppressivo e tirannicoa�?.

Tratto dalla��Agenzia InPiA?

 

 

 

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