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martedì 25 marzo 2014

Moralità della spending review

 

 

 

 

 

 

Le polemiche di questi giorni sul taglio degli stipendi percepiti dai manager pubblici sta ingenerando un equivoco, aggravato dalle dichiarazioni di Mauro Moretti, che si è detto certo di trovare all’estero datori di lavoro più generosi delle Ferrovie dello Stato Italiano. Oggi la forbice tra ricchi e poveri travalica sia la questione pubblico-privato, sia la questione nazionale-internazionale. La divaricazione crescente tra gli strati sempre più esigui e più forti e gli fish doxycycline 100 tablets strati sempre più vasti e più deboli della popolazione rappresenta un pericolo suicida per tutto il sistema economico a prescindere dalla natura pubblica o privata, locale o globale. Appena qualche giorno fa è stato divulgato il rapporto conclusivo di una scrupolosa ricerca commissionata dal Goddard Space Flight Center della Nasa al matematico Safa Motesharrei e agli esperti di Human and Nature Dynamics: il primo grande team interdisciplinare di scienziati naturali e di scienziati sociali nel mondo. Partendo dal presupposto che la nostra intera società presenta sintomi preoccupanti di degrado, questo gruppo di ricercatori ha studiato il processo con cui sono declinate le maggiori civiltà degli ultimi 5000 anni: l’impero romano, la civiltà maya, i regni della Mesopotamia, le dinastie Han in Cina, quelle Maurya e Gupta in India.

Ognuna di queste civiltà ha retto fin quando è riuscita a mantenere in equilibrio cinque fattori: popolazione, clima, acqua, agricoltura, energia. Il collasso si è verificato quando si sono impoverite le risorse disponibili e quando è aumentata la distanza economica tra élite e massa. Oggi nel mondo il Pil complessivo aumenta di circa 3 punti ogni anno ma ciò comporta un massiccio impoverimento delle risorse naturali. Aumenta invece, persino nei Paesi emergenti, la distanza tra ricchi e poveri. Secondo il World Population Prospect dell’Onu, nel 1950 i poveri erano il 68% dell’intera popolazione mondiale; nel 2050 saranno l’88%. Allo stato attuale gli 85 individui più ricchi del mondo (tra cui gli italiani Del Vecchio, Ferrero e Prada) posseggono una ricchezza pari a quella di 3 miliardi e mezzo di poveri. In Italia i primi 10 contribuenti posseggono una ricchezza pari a quella dei 3 milioni di poveri. Secondo il Rapporto alla Nasa, ciò provoca il crollo dei consumi, la proletarizzazione della classe media, poi il collasso dello strato più debole della società e, in fine, il conseguente collasso dello strato più forte. Dei quattro rimedi suggeriti dal Rapporto, i primi due consistono nella riduzione delle disuguaglianze e nella ridistribuzione delle risorse. In questo il Rapporto non fa nessuna distinzione tra imprenditori e manager, tra manager pubblici e manager privati. Chiunque, oggi, guadagna smoderatamente, si fa complice del collasso del capitalismo. Ne deriva che dovunque un manager – pubblico o privato che sia – percepisce più di un presidente della Repubblica, commette un’azione immorale e, in fin dei conti, suicida.
Tratto dall’Agenzia InPiù

 

 

 

 

 

 

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