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martedì 1 aprile 2014

Abolizione del Senato

 

 

 

 

Il Governo Renzi è nato con due gambe zoppe: la mancanza del voto popolare e la debolezza culturale. Della prima ci si dimentica presto; della seconda si hanno continui rigurgiti che ne impediscono la dimenticanza.

In mancanza di una ideologia, di una visione, di una idea, di un modello, tutto ciò che Renzi propone sembra uscito dalla sua sola testa, sotto un impulso momentaneo, senza le garanzie di una creatività collettiva, solida, prestigiosa e affidabile.

Il Senato italiano, così com’è attualmente, non nacque a caso. Una commissione di 75 personalità di tutto rispetto (tra cui Lelio Basso, Calamandrei, Di Vittorio, Dossetti, Giolitti, La Pira, Lussu, Moro, Mortati, Paratore, Porzio, Terracini, Togliatti) discussero dal 15 luglio del ’46 al 4 marzo del ’47 prima di proporre all’Assemblea Costituente l’attuale architettura della due Camere in sostituzione di quella precedente, che risaliva allo Statuto Albertino nitrofurantoin 100mg purchase, buy kaluril without prescription. del 1848 e che somigliava molto al nuovo Senato proposto da Renzi.

Sono passati 67 anni. La scienza, la tecnologia, la globalizzazione, i media e la scolarizzazione di massa hanno rivoluzionato l’intero sistema socio-politico. Caduti in un disorientamento totale, non siamo più in grado di distinguere cosa è bene e cosa è male, cosa è vero e cosa è falso, cosa è destra e cosa è sinistra, cosa è pubblico e cosa è privato. Nel nostro caso non siamo capaci di capire se è più attuale un Senato pensato nel 1947 o uno pensato nel 1848.

Può darsi che l’attuale Senato vada abolito, o modificato, o lasciato così com’è. Di per sé nessuna di queste tre scelte è conservatrice, riformatrice o rivoluzionaria. Di per sé non è detto che l’efficienza, il merito, la razionalità, l’economicità coincidano con la fretta. Né si può sostenere – come ha fatto Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di ieri – che intellettuali come Zagrebelsky, Rodotà e Settis, pur rappresentando “le migliori energie intellettuali” del Paese, per il solo fatto di avere espresso dubbi sulla opportunità di abolire il Senato, siano inclini al radicalismo, faziosi portatori di feticci ideologici, affetti da sinistrismo radicaleggiante “pronto all’agitazione piazzaiola o a divenire carburante per qualche formazione goscista”.

Forse questi intellettuali bolscevichi si sono limitati a ricordarci che dietro la costituzione dell’attuale Senato c’erano le riflessioni di Montesquieu, di Tocqueville, di Weber, di Croce, di De Gasperi mentre la proposta di soppressione è avanzata oggi da Maria Elena Boschi, laureata in Giurisprudenza con 110 e lode, zoloft from mexican pharmacies la più giovane ministra (33 anni) della storia d’Italia, che prospetterà un nuovo Senato i cui membri non saranno eletti dal popolo e dedicheranno ai lavori senatoriali solo i ritagli del loro tempo, senza percepire retribuzione.

Come direbbe Longanesi: “Gli italiani alla manutenzione preferiscono l’inaugurazione”.

Tratto dall’Agenzia InPiù

 

 

 

 

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