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Il discorso di Papa Francesco all’udienza dell’Associazione internazionale di diritto penale, riapre la questione delle pene e dell’ergastolo. I detenuti nel mondo sono circa 10 milioni. Praticamente, per ogni 100.000 abitanti del pianeta, 156 sono in carcere. La percentuale sale a 784 negli Stati Uniti, scende a 128 in Europa e a 113 in Italia, dove i condannati sono 94.474. Uno su tre sconta la pena con misure alternative. Restano in carcere 58.942 detenuti. Gli ergastolani sono 1.583. Una cinquantina sono in carcere da più di 26 anni e un’altra cinquantina sono da più di trent’anni. A partire dalla legge 356/92 in Italia vi sono due tipi di ergastolo: quello “normale”, che consente qualche spiraglio; quello “ostativo”, riservato a chi ha fatto parte di un’associazione a delinquere partecipando a un omicidio, nega ogni beneficio penitenziario: permessi premio, semilibertà, liberazione condizionale, a meno che non si collabori con la giustizia per l’arresto di altre persone. In questa situazione vi sono ergastolani quarantenni, in carcere dal 1979 e condannati quando avevano 18 anni.

 

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E’ interessante ripercorrere sinteticamente il rapporto tra la Chiesa, la pena di morte e le altre forme di pena. Nel 1929 vengono firmati i Patti Lateranensi. Da quel momento, per 40 anni, nello Stato del Vaticano la pena di morte è rimasta legale, anche se mai applicata. Nel 1969 Paolo VI abolisce formalmente la pena di morte nello Stato del  Vaticano, che però non la cancella dalla sua Costituzione. Nel 1995, con l’enciclica Evangelium Vitae, Papa Wojtyla sottolinea la “sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte”. Nel 1997 il Catechismo invita gli Stati a usare “mezzi incruenti” per difendere la vita umana dall’aggressore e proteggere l’ordine pubblico.
Nel 1999, durante l’Angelus del 12 dicembre, Giovanni Paolo II disse: “Rinnovo il mio appello a tutti i responsabili, affinché si giunga a un consenso internazionale per l’abolizione della pena di morte”. Nel 2013 il codice penale del Vaticano cancella l’ergastolo. Il, 23 ottobre 2014, nell’udienza all’Associazione internazionale di diritto penale, papa Francesco va oltre la condanna della pena di morte e dice che “l’ergastolo è una pena di morte nascosta”. “Può verificarsi che gli Stati tolgano la vita non solo con la pena di morte e con le guerre, ma anche quando si rifugiano all’ombra delle potestà statali per giustificare i loro crimini”. Come esempi di questi crimini il Papa elenca “le cosiddette esecuzioni extragiudiziali o extralegali”; la carcerazione preventiva; la legittimazione della tortura, il sequestro di persona, l’autorizzazione a usare il proprio spazio aereo per un trasporto illegale verso centri di detenzione in cui si pratica la tortura”. E qui è chiara l’allusione alle “extraordinary renditions” praticate dopo l’11 settembre 2001.