L’Italia a 5 stelle
Le poche analisi disponibili ci dicono che la��elettorato 5 Stelle A? composto equamente da giovani e anziani, uomini e donne. Sbilanciata, invece, A? la composizione di classe, perchA� prevalgono disoccupati, precari, pensionati delle fasce basse, operai, artigiani: insomma quelli che un tempo si chiamavano a�?proletariatoa�? e di cui ora si A? smarrito perfino il nome. Sbilanciata A? pure la dislocazione geografica: uno su 5 nel Nord (dove il Pil pro-capite A? di 35mila euro e la disoccupazione al 5%) e uno su due nel Sud (Pil pro-capite di 16mila euro e disoccupazione al 20%).
Ma in Italia il Sud non A? solo nel Mezzogiorno: ca��A? un sud diffuso, fatto di lavoratori insicuri, disoccupati, sottoccupati, insegnanti sballottati da una regione alla��altra, studenti ammassati in aule fatiscenti, Neet che hanno terminato gli studi ma non hanno trovato un lavoro, pensionati al limite della fame. PerciA? i 5 Stelle, che sfiorano il 50% in quasi tutto il Sud, raggiungono tuttavia il 20% in quasi tutto il Nord. Sul piano strutturale la��elettorato 5 Stelle A? compatto, anche se sul piano culturale vi convivono destra, centro e sinistra. Spetta alla��azione pedagogica dei leader la��educazione politica di questa massa ideologicamente indistinta per compattarla dal punto di vista culturale. Ma non so se ne sono consapevoli e methotrexate canada, thyrox 200 without a prescription. capaci.
Per 40 anni questo popolo disagiato ha avuto nel Psi di Nenni e nel Pci di Togliatti-Berlinguer i partiti di riferimento, ricavandone sanitA� gratuita, scuola pubblica e Statuto dei lavoratori. Quando nel 2013 ci fu il famoso incontro in streaming di Bersani coi 5 Stelle, i due partiti pescavano nello stesso bacino: il proletariato. Erano dunque omogenei e, insieme, avrebbero potuto creare il piA? grande partito socialdemocratico da��Europa. Ma i 5 Stelle non erano pronti e, prudentemente, rifiutarono la��offerta. Sono passati 5 anni e la base sociale dei 5 Stelle A? rimasta la stessa. Il loro successo A? legato a un programma socialdemocratico e keynesiano con tre asset che hanno fatto breccia nella��immaginario collettivo degli elettori: reddito di cittadinanza, obbligo dei due mandati, quota dello stipendio parlamentare devoluto alle Pmi.
Nel frattempo, perA?, A? cambiato il Pd: se quello di Bersani dialogava coi sindacati e vinceva nelle periferie, quello di Renzi dialoga coi banchieri e vince ai Parioli. Brodolini dette ai lavoratori lo Statuto; Renzi glielo ha tolto, ha spostato il partito dalla socialdemocrazia al neo-liberismo, espellendo le voci dissonanti. Ora che i 5 Stelle sono pronti al dialogo, il Pd ha avuto da Renzi e dai suoi mandanti il divieto di tornare a sinistra. Nel 2013 Bersani si ritrovA? senza la��appoggio dei 5 Stelle; oggi Di Maio si ritrova senza la��appoggio del Pd. Per la seconda volta, la��Italia perde la grande occasione di diventare socialdemocratica e di somigliare piA? alla Svezia che a Malta.